UNA TRADIZIONE PROFONDA PROIETTATA VERSO IL FUTURO

Benvenuto sul sito della Fiamma Tricolore Caserta! Questa spazio è interamente dedicato alle attività della sezione della città di Caserta e viene curata dal dirigente provinciale FT, camerata dr. Nando Silvestri (http://www.ondalittoria.135.it/), con la supervisione del segretario cittadino della Fiamma Tric. signor Elio Santabarbara e del responsabile locale di Gioventù Nazionale, Dr. Alessandro Augurio. Buona navigazione a tutti su http://www.fiammacaserta.blogspot.com/ /
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5 Febbraio 2009: in polemica contro i disservizi e le mancanze della amministrazione comunale, il "Corriere di Caserta" parla della sezione cittadina della Fiamma a pagina "9". La sfida comincia...

Parola d'ordine: continuità

VIA LIBERA AI CAMERATI E AI GIOVANI DELLA FIAMMA CHE TRADUCENDO I LORO IMPULSI IN SLANCIO E ARDIMENTO, DANNO VITA IL 2 GENNAIO 2009 A CASERTA A "GIOVENTU' NAZIONALE CASERTA". CLICCA PER ENTRARE NELLA PAGINA CREATA DA NANDO SILVESTRI, GESTITA DA ALESSANDRO AUGURIO PER I GIOVANI DELLA FIAMMA.
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NOTA: LA SEZIONE DI CASERTA SI VEDE COSTRETTA A DISERTARE L'APPUNTAMENTO DEDICATO AL CONGRESSO PROVINCIALE DEL GIORNO 25 GENNAIO PER SEGNALARE CHE LO SPIRITO CAMERATESCO NON VA INVOCATO SOLO PER STRUMENTALIZZARE DIATRIBE E PARTICOLARISMI, MA ANCHE PER ONORARE I GUERRIERI CHE SI ESPONGONO SENZA REMORE E CHE SPENDONO IL PROPRIO NOME SENZA RISERVE SUL CAMPO DI BATTAGLIA IN NOME DELLA FIAMMA. A VOI LO SCETTRO, A NOI IL GLADIO!
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CASERTA 24 GENNAIO 2009. In un clima di distensione e riflessione si è svolto presso l’hotel Jolly di Caserta la conferenza “Economia e Rifiuti, quale futuro”, organizzata dalla sezione di Caserta del MS Fiamma Tricolore. Il dirigente provinciale, dr. Nando Silvestri, durante i suoi interventi ha illustrato alcune relazioni essenziali fra economia, sviluppo e smaltimento dei rifiuti differenziati. A tal proposito, grazie al prodigo contributo del biologo dottor Manuel Alonso Perez di Cordoba, sono stati evidenziati schemi e diapositive relativi alle avanzate procedure di smaltimento, riciclaggio e di raccolta differenziata dei rifiuti, effettuate in Spagna. Non sono mancati riferimenti e lamentele di partecipanti e relatori in riferimento agli innumerevoli nodi da sciogliere sul tema della raccolta differenziata nel capoluogo di Terra di Lavoro. Dalle innumerevoli famiglie rimaste escluse dalla distribuzione dei carrellati ai già palesi disservizi di raccolta degli operatori ecologici; dai disagi di conferimento sofferti dagli anziani ai dilemmi sul lavaggio e sulla collocazione dei bidoni nei condomini. Alla riunione mancava l’assessore all’ambiente Luigi Del Rosso, solertemente invitato dal dirigente della sezione di Caserta della Fiamma, dr. Silvestri. Non si tratta di una novità dal momento che l’assessore Del Rosso sta puntualmente disertando da oltre due mesi i molteplici incontri a finalità esplicativa pattuiti con la cittadinanza e col comitato civico Rione Tescione. All’uopo è emerso anche il sentimento di abbandono e di sudditanza che il cittadino è costretto a subire a causa di una classe politica dirigente sempre più distratta. Hanno concluso l’incontro le relazioni del dottor Alessandro Augurio sulla class action, le note di Ernesto Ferrante, giornalista e rappresentante del sito rinascitacampania.it e alcuni appunti storici sugli anni 70 del segretario cittadino Elio Santabarbara e dell’esponente romano Adalberto Iannini.
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28 OTTOBRE 1922-28 OTTOBRE 2008: 86 ANNI DI UN'IDEA SENZA TEMPO CHE NON SMETTE DI INFIAMMARE L'UOMO MODERNO TRA REVISIONE, CRITICA, TRADIZIONE E INNOVAZIONE. CI SIAMO E CI SAREMO!!!
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BANCHE, UNO SFREGIO ALLA DIGNITA'

(riflessione di Nando Silvestri)


E' stata emessa la sentenza definitiva sul crack Parmalat: l'unico condannato rimane Callisto Tanzi. Una nota di "lode", per così dire, va ancora una volta alla magistratura che sembra incautamente sorvolare sulle responsabilità evidenti delle banche in questa e in innumerevoli altre sventure economiche. Nessuna novità, le banche rimangono delle istituzioni inattaccabili dal 1696 perchè manovrano le sorti economiche di intere generazioni e si appropriano indebitamente della moneta e del suo valore, pur non essendone proprietarie. E' questo il punto. La moneta è del popolo perchè accettandola come corrispettivo del suo lavoro e come strumento d'acquisto dei beni economici necessari alla sopravvivenza, ne denota il valore. Su queste basilari intuizioni si riuscirebbe a risollevare le sorti sconomiche e finanziarie di interi distretti che da memorabile tempo subiscono l'egemonia fagocitante di banche e istituti di emissioni ai quali spetterebbero soltanto i compensi di stampa e conio. Monopolizzando invece la proprietà delle monete che emettono con la rassegnazione della collettività e la complicità dei poteri forti, gli istituti bancari impongono l'asservimento dell'uomo alle strategie malefiche del capitalismo sfrenato. Torna in mente il concetto di usura che con straordinaria sensibilità intuitiva recitava Ezra Pound nei Canti Pisani, un concetto che dal punto di vista strettamente tecnico e finanziario trova riscontro nelle teorie dell'illuminatissimo e compianto professor Giacinto Auriti sulla proprietà pubblica della moneta. (Cliccando sui link seguenti troverai delle magnifiche note sull'argomento del compianto professor Giacinto Auriti). Lo statuto della Banca d'Italia, al suo articolo 3 stabilisce che il capitale sociale bancario deve essere in maggioranza pubblico, eppure il 97% di esso risulta essere privato e solo il 3% pertiene al settore pubblico. La Banca d'Italia detiene una partecipazione di oltre il 14% nella Banca Centrale Europea, risultante anch'essa privata; anche la Federal Reserve risulta privata per essere riferibile ai capitali di magnati e grandi finanzieri come Rockfeller. Cosicchè tutto il sistema bancario o quasi, essendo sotteso ad una logica di massimizzazione sfrenata dei profitti di governatori e pochi eletti, chissà da chi, dettano le regole di funzionamento dell'economia mondiale unicamente per il proprio tornaconto, manipolando tassi di interessi e PIL nazionali secondo le proprie esigenze di arricchimento famelico. Creando moneta dal nulla, per oltre il 98%, il sistema bancario privato europeo lo presta ad imprese e privati ai saggi che più ritiene opportuno e lucra per un numero infinito di operazioni alle quali esso stesso dà vita. In armonia coi ministri del tesoro nazionali che anch'essi immettono a proprio piacimento un determinato quantitativo di titoli di stato come BOT, BTP e CCT, le banche scambiano la moneta virtuale creata con i titoli acquistati dal pubblico dei risparmiatori e ingoiano così altro denaro sul quale effettuare ulteriori speculazioni. Così ha origine il debito pubblico, il numeratore della frazione DEFICIT/PIL che il Patto di Stabilità pretende ammontare al massimo al 103%, un altro vincolo che assicura gli introiti delle banche in tutte le condizioni economiche e che rassomiglia ad una ciligina che adorna una torta di letame, il denaro sottratto al sistema e alle persone. In realtà, il denaro creato dalla banca centrale dal nulla, senza regole e principi verificabili, viene iscritto nelle uscite del bilancio. Queste ultime vengono coperte mediante l'afflusso di capitale pubblico proveniente dall'acquisto da parte dei risparmiatori dei titoli di stato emessi senza controlli nè criteri valutabili dal Tesoro, in accordo con la banca centrale stessa per un importo pari alle poste in uscita. Si capisce perciò come la crisi di deflazione che attraversiamo, ossia il disagio proveniente dalla forte carenza di domanda, sia imputabile ad una meticolosa operazione di prelevamento e rastrellamento forzato della liquidità monetaria ad opera delle banche. La povertà che ne deriva è perciò una semplice carenza diffusa di denaro, rispetto alla quale gli agenti economici rispondono con aumenti dei prezzi tesi a far fronte agli aumenti dei costi di produzione. Il tentativo di slegare il perverso vincolo esistente fra moneta emessa in circolazione e banche fu posto in essere da illustri presidenti quali Lincoln e John Fitzgerald Kennedy i quali diedero vita ad una moneta di stato ma, purtroppo, con conseguenze mortali. Segno che questo meccanismo vorace è strutturale, indomabile, irraggiungibile e autorigenerante perchè iperprotetto e soprattutto legittimato. Basterebbe immettere moneta cartacea o diritti cartolari convenzionalmente accettati a livello locale per cominciare ad incentivare e sviluppare le economie di piccoli e grandi comuni. Basterebbe somministrare alle popolazioni qualche norma di buon senso economico e suscitare la curiosità verso la cultura del dubbio legittimo per mitigare l'ignoranza bieca che il sistema impone impunemente, anche attraverso la formazione economica universitaria e sventare così l'annichilimento fatale della coscienza.




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Movimento Sociale Fiamma Tricolore- Pioggia di adesioni alla sezione di Caserta
(A CURA DEL DR. A. AUGURIO E DEL Dr Nando Silvestri)





Venerdì 5 Dicembre,alle ore 9.30, presso il Jolly Hotel di Caserta, si terrà il congresso della sezione di Caserta della Fiamma Tricolore .
La decisione di indire la riunione è stata la logica conseguenza del grande successo che la Fiamma sta riscuotendo nel capoluogo e nei diversi comuni della provincia.
Nelle ultime settimane le richieste di adesione al partito erede del MSI sono state numerose, soprattutto da parte della gioventù casertana.
La riunione sarà presieduta dal commissario di sezione Elio Santabarbara e avrà come ordine del giorno l’attribuzione degli incarichi di sezione così come previsto da statuto e la definizione delle politiche da attuare sul territorio.
Tale riunione sarà inoltre l’occasione per la Fiamma casertana di poter presentare i suoi nuovi vertici alla stampa e al pubblico.
L’evento assume una rilevanza particolare per la presenza del Segretario Nazionale On. Luca Romagnoli, eurodeputato, e di altri componenti della segreteria nazionale.
Romagnoli porterà di persona il proprio sostegno e il più caloroso saluto ai camerati casertani.Il congresso, oltre a rappresentare un importante momento di aggregazione politico culturale di Terra di Lavoro, metterà in risalto l’apporto critico e costruttivo di alcuni militanti particolarmente sensibili alle delicate tematiche politiche, economiche e sociali attuali, suscettivo di importanti spunti di riflessioni. L’evento si concluderà con l’intervento di Santabarbara, il quale porgerà gli auguri di Natale a tutti i militanti e simpatizzanti









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POZZOVETERE CASE SPARSE: COMPOSTAGGIO O COMP(E)STAGGIO?






Un’insidiosa e inattesa manovra minaccia e disorienta oltre un migliaio di persone che vivono nella frazione Case Sparse di Pozzovetere (e dintorni), situata immediatamente a ridosso dei comuni di Sant’Agata de’ Goti (BN), di Limatola (BN) e di Valle di Maddaloni (CE), incuneandosi nella contrada Saiano del comune di Sant’Agata de’ Goti.
Gli abitanti dell’area su indicata, infatti , hanno potuto constatare in un clima di assoluto smarrimento e perplessità generale che da alcuni giorni ormai, alcuni tecnici del comune di Caserta stanno silenziosamente operando dei rilevamenti territoriali, volti alla predisposizione della zona all’accoglimento di un impianto di trasformazione anaerobica della componente umida dei rifiuti solidi urbani, le cui linee programmatiche sono state imbastite senza neppure informare e preparare la locale popolazione che conta circa 1000 persone. Probabilmente l’opera necessiterà di alcuni espropri preventivi e di una serie di operazioni radicali di allestimento del terreno che nessun abitante della zona avrebbe mai immaginato dover ammettere senza ricevere legittimamente informazioni e garanzie idonee da parte di istituzioni e autorità territoriali competenti, atte ad accertare la compatibilità delle operazioni di trasporto e di stoccaggio dei rifiuti con la salubrità dell’area abitata che disterebbe dall’impianto di smaltimento stesso meno di 50 metri. L’impianto di trasformazione anaerobica dell’umido muterebbe in metano il prodotto della decomposizione dei rifiuti, opportunamente racchiusi in appositi silos, con ovvi vantaggi dal punto di vista energetico e, soprattutto ambientale ma, in verità, non si capisce bene per quale plausibile motivo l’intento mirabile sia rimasto celato all’opinione pubblica, dal momento che risulta essere il prodotto di un progetto del commissario Bertolaso, articolato attraverso una rete fitta e integrata di protocolli di intesa che hanno coinvolto assessori provinciali, regionali e sindaci, riferibili alla delibera n.408 del 30/10/2008. Sembra perciò lecito domandarsi per quale accettabile motivo questo piano di sfruttamento e compostaggio dei rifiuti sia finito “confinato” in un’area di limite tra la provincia di Benevento e quella di Caserta e quali siano i criteri, le esigenze o gli interessi che abbiano condotto gli addetti ai lavori ad optare proprio per la frazione casertana di Pozzovetere, senza intaccare minimamente l’imminente provincia beneventana. Il ritratto dell’impianto potrebbe colorarsi di tinte fosche e poco chiare se non verranno offerte concrete e certificabili rassicurazioni alla popolazione di Pozzovetere Case Sparse e dei contigui comuni che si è prontamente riunita in un Comitato cittadino denominato “COMITATO CONTRADA SAIANO – NO IMPIANTO DI DIGESTIONE” per rivendicare alle istituzioni comunali, provinciali e regionali trasparenza d’intenti e legittime certezze circa il possibile rischio esalazioni maleodoranti e di degrado ambientale. Una volta verificato che l’impianto in questione abbia effettivamente tutti i crismi e i requisiti per essere installato nella zona Pozzovetere-Saiano con certificazioni ad hoc, bisognerebbe concentrare gli sforzi sulla gestione e sulla manutenzione dell’impianto di compostaggio, oltre che sulla necessità di convogliare sul territorio tutti gli eventuali benefici energetici, agricoli, produttivi e occupazionali che deriverebbero dallo sfruttamento del biogas da digesto. A tal proposito sarebbe opportuna un’azione di marketing territoriale in perfetta armonia con le autorità territoriali competenti. Per ora prevale lo scetticismo, l’incertezza e l’angoscia di almeno mille anime che chiedono soltanto di continuare a vivere lontane dallo spettro della contaminazione e della pericolosità. La sezione di Caserta del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, nella coscienza e nella sensibilità sociale che da sempre caratterizza i suoi militanti solidarizza con la popolazione che vive intorno alla frazione Case Sparse di Pozzovetere e combatte al suo fianco per il diritto costituzionale alla salute, sottolineando la gestione fatiscente del territorio di Terra di Lavoro e dei rifiuti da parte delle amministrazioni locali.



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IL FASCISMO E LA DONNA

di Jacopo Barbarito
Malgrado fosse notevolmente migliorata sin dagli anni immediatamente seguenti la prima rivoluzione industriale, che ebbe come effetto uno stravolgimento di molte barriere e ruoli sociali, e avesse comunque ottenuto dei lievi miglioramenti nei decenni seguenti (alternati a forti battute d’arresto, se non di regresso), la condizione femminile rimase tuttavia decisamente subordinata a quella maschile sino ai primi del novecento. Di per sé la cosa non costituiva una novità ma, sporadici tentativi a parte, non si volle mai (né tanto meno si permise) che ci si avvicinasse ad una concezione totalmente opposta del ruolo e delle possibilità della donna. Furono diverse le espressioni di questo diffuso malcontento femminile riguardo la propria condizione, particolarmente disagiata in molti paesi d’Europa. Il mondo della letteratura offrì diversi spunti di protesta: come non ricordare le origini del romanzo o le espressioni di denuncia di Ibsen (Casa di Bambola, 1876) o, in Italia, di Sibilla Aleramo (Una donna, 1906) e Grazia Deledda. Nella nostra penisola, malgrado i progressi e il rapido sviluppo dell’età giolittiana, la situazione sembrava non dovesse mai migliorare; certamente non ve ne erano i presupposti dopo la fine del primo conflitto mondiale, né tanto meno nel cosiddetto “biennio rosso”. Ma, quasi in sordina, alla fine del 1922 si insediò a Palazzo Chigi un governo nuovo, con una natura ancora non ben definita, con un programma politico orientato a sinistra, volto al sociale, con accenti nazionalisti. L’appoggio del popolo non era ancora totalitario, la maggioranza parlamentare fragile e infida, e ancora non si capiva se ci si trovasse di fronte ad un altro governo di stampo liberale, leggermente orientato a destra (dato l’appoggio del capitalismo e della borghesia), composto peraltro da ministri e sottosegretari di ogni partito. La storia di questo governo, il governo Fascista, e le vicende di cui si rese protagonista sono note a tutti; ma fra i tanti lati parzialmente inesplorati (almeno in Italia, dato che in altri paesi si è sempre guardato con attenzione ai modi con cui i regimi Fascisti europei hanno fornito, in politica interna, le risposte ai problemi del proprio tempo) si trova sicuramente il rapporto tra Regime Fascista e le donne. Alle tesi degli “storici” del dopoguerra che ci offrono spaccati e ricostruzioni della vita della donna negli anni del governo Mussolini, riducendo il rapporto tra donne e Regime ad un mero sfruttamento da parte di quest’ultimo dell’essere femminile inteso come “sforna-figli” da mandare in prima linea per combattere le “ingiuste” guerre del Regime e per il resto ridotte in uno stato di “semi schiavitù” fisica e morale, relegate unicamente all’ambito domestico, noi ci permettiamo di rispondere con i fatti e con prove storiche a sostegno delle nostre tesi. La donna italiana fu una delle prime in Europa a godere della tutela sul lavoro, sia in caso di infortuni che nei casi di maternità. Per questo specifico proposito venne istituita, nell’ambito delle riforme sociali del Fascismo, l’Opera Nazionale Maternità ed Infanzia (OMNI), allo scopo di tutelare ed assistere le madri e la loro prole nei casi in cui ci si trovasse in difficoltà lavorative, economiche e sociali. Allo stesso tempo, con l’istituzione dell’Opera Nazionale Balilla, le fanciulle (le “Piccole Italiane” prima e “Giovani Italiane” poi) vennero messe sullo stesso piano dei maschietti (i “Figli della Lupa”, successivamente “Balilla” prima e “Avanguardisti” poi), potendo usufruire di attività organizzate dallo Stato, indumenti, istruzione in ambiti diversi da quelli offerti dalla scuola, vacanze nelle diverse colonie marittime, montane ed elioterapiche. Allo stesso tempo si incentivò la presenza femminile nei pubblici impieghi, dove fu fissato uno specifico rapporto con quella maschile, e la si parificò allo stesso livello di quella maschile in ogni altro genere di lavoro. Venne fissato un termine massimo di ore di lavoro giornaliere, una copertura assicurativa infortunistica e una sanitaria tanto per gli uomini quanto per le donne; nello stesso tempo si vietò il lavoro minorile. L’analfabetismo, ancora molto diffuso, ebbe un calo generalizzato che investì prevalentemente la componente femminile, retaggio delle precedenti ingiustizie sociali. Ovviamente, lo Stato modificò positivamente la vita del popolo italiano in molti settori, e a giovarne furono tutti i gruppi componenti la comunità nazionale; per questo furono emanate solo sporadicamente leggi riguardanti un solo gruppo sociale. Le donne, né più né meno degli uomini, conobbero per la prima volta diversi benefici grazie alle leggi emanate dal Regime: benefici che toccarono maggiormente le donne, in quanto succubi di secoli di restrizioni, privazioni e “sacri” doveri. Il passo più grande fu comunque la fine della differenziazione uomo/donna: ciò fu consentito dal nuovo clima di comunità nazionale e dai valori rivoluzionari che il Fascismo si proponeva di far attecchire nel forgiare “l’italiano nuovo”. La stessa scala di valori proposta dallo Stato Fascista – Dio, Patria, Famiglia – ricollocava il nucleo familiare al giusto posto nella graduatoria delle priorità dello Stato, e quindi del cittadino, tornando così a riproporre la centralità della famiglia unita e prolifica come cellula prima della comunità nazionale. La donna tornava così ad essere elemento centrale della famiglia al pari dell’uomo e indiscussa signora dell’ambiente domestico. Inoltre, nel prolifico e fecondo clima dell’Italia proletaria e Fascista, si incentivava in ogni modo la procreazione: le donne, in questo modo, oltre alla gioia per la maternità ottenevano dallo Stato un contributo tangibile per l’opera in tal modo resa al Paese. Un’Italia prolifica, la cui popolazione crebbe nel giro di pochi due decenni: nel 1944 si contavano 45 milioni di persone. Le nuove generazioni crebbero forti e sane, lo dimostra il fatto che l’Italia è il paese con la percentuale più alta di anziani: quelle generazioni nacquero sotto il Fascismo. La salute di una nazione e quella del suo popolo si vedono dalla sua fecondità: tutto ciò è quanto mai attuale nei nostri tempi; tempi in cui l’autentica razza italica sta scomparendo e con essa gli eredi di Virgilio e Dante. La politica di sostegno per le famiglie numerose e le donne prolifiche, peraltro guardata con molta attenzione anche oggi, contribuì all’aumento della forza lavoro per la Nazione e le famiglie stesse, cementando ancor più lo spirito di unità e sacrificio nello stesso nucleo familiare. Nell’ambito di questa politica schiettamente sociale, dalla quale le donne godettero ampi benefici, il consenso femminile al Regime fu grande. Oltre alla persona del Duce e alle iniziative del Regime, che permisero la realizzazione nel giro di pochi anni di molti di quei sogni che da 200 anni il mondo femminile aspettava di veder concretizzati, si assistette ad un autentico e spontaneo trasporto verso la costruzione del progetto della Nuova Italia che il Fascismo si proponeva. Come dimenticare moltitudine di donne e bambine che, giornalmente, inviava centinaia di lettore al loro Duce; come dimenticare il più alto dono delle donne alla Nazione nel momento dell’assedio economico nel 1935, con la donazione delle fedi nuziali nella “Giornata della Fede”; come dimenticare il sacrificio ultimo delle oltre cinquemila combattenti del Servizio Ausiliare Femminile (SAF) durante gli esaltanti e tragici giorni della Repubblica Sociale. Ovviamente questi sono solo sporadici esempi ed episodi; se ne potrebbero contare a migliaia. La cosa più turpe che si possa fare è manipolare la storia, falsificando così la memoria stessa di un popolo. Quello che in Italia si sta facendo da sessant’anni è, invece, una vera e propria manipolazione: è troppo pesante, evidentemente, dover ammettere che il consenso degli italiani verso il Regime fu pressoché totale e che questo stesso venne motivato da un generale miglioramento della vita. Troppo comodo nascondere tutto dietro le vicende belliche o scelte più o meno felici in politica estera: quello è solo un capitolo di un libro che ne contiene tanti. Cancellarne alcuni significa non solo sminuire il ruolo di un governo che cercò di far crescere una Nazione che da troppo tempo aveva perso il ruolo che le competeva nel mondo, ma anche voler cancellare le gioie, le speranze, le delusioni della componente femminile del nostro popolo che ricevette molto e dette tanto, in molti casi anche la vita. Le conquiste sociali avvenute negli anni del Regime, non vennero rigettate negli anni del dopoguerra e continuarono ad essere la spina dorsale della nascente costituzione, caso analogo in Germania. Rimase comunque una precisa differenziazione fra i ruoli all’interno della società, sia prima che dopo il Fascismo: differenziazione che non si basava però su presunte superiorità fisiche o mentali di uno sull’altro, bensì solamente sulle differenze assegnate dalla natura e sulle specifiche competenze di ogni sesso. Nel giro di due decenni dalla fine del secondo conflitto mondiale si raggiunse la tanta agognata parificazione completa dei sessi; ma la strada era già stata appianata.
Jacopo Barbarito




"Sapienza" e Barbarie: storie di scontri, rancore ed emarginazione di esrtremisti frustrati...




Con queste poche righe intendo esprimere un breve e fugace commento sui misfatti riferibili agli scontri fra centri sociali e attivisti di Forza Nuova accaduti nei pressi dell’università “La sapienza” di Roma qualche giorno fa. A prescindere dall’individuazione di colpe e responsabilità attribuibili alle opposte fazioni, per le quali non conviene entrare nel merito, ma solo affidarsi alle decisioni dei magistrati, ritengo che ancora una volta vada sottolineata la matrice culturale e formativa degli atenei e gli sforzi che docenti e discenti debbano effettuare per garantirne la consistenza, la validità e la continuità. Non ritengo, e su questo credo di interpretare il pensiero di tutti i giovani militanti della Fiamma Tricolore e non solo, che le percosse siano esternazioni di dignità e vettori di valori edificanti, soprattutto se derivano dalla collera e dal risentimento. Mi piace a ragione pensare che un giovane di destra radicale reagisca con saggia ponderatezza a minacce e sfide senza mai raccogliere turpi provocazioni, attivando con ogni sforzo il proprio acume e i propri valori culturali per infliggere ai molestatori gravi e inguaribili ferite nell’orgoglio, non all’organismo come invece è stato bassamente fatto. Rade catene e spranghe servono agli esibizionisti, non alla rivoluzione. Concordo con Alemanno, quando sostiene che i trogloditi vadano isolati, di qualunque colore essi siano: non è il loro credo a nobilitare le scelte nefaste che essi si apprestano a mettere in pratica. Riconosco, al tempo medesimo che fare cultura di destra radicale non sia impresa facile, soprattutto per chi non sa fare altro che agitare disperatamente vessilli rossi o neri che mistificano e travisano ideologie usate solo per accreditare il proprio rancore e non per proiettarle verso il futuro. Gli sbandati sono e rimarranno sempre tali perché soffrono la grave privazione di una leadership autorevole e responsabile: sono tristi come un giardino senza neanche un fiore.
Nando Silvestri






FATTI E MISFATTI







Rincari del prezzo dei carburanti che smetttono di stupirci. E’ di oggi la notizia che riferisce di scioperi e agitazioni sindacali nelle raffinerie del Regno Unito e negli impianti di estrazione dell’ex Mobil in Nigeria. Tutto questo si traduce in ondate speculative che si tramutano in un profondo senso di frustrazione per l’utenza costretta a pagare prezzi proibitivi e in libera ascesa. Due centesimi di euro in più dal primo maggio per la scadenza dello sconto previsto dalla finanziaria di Prodi. Se si pensa che i suddetti aumenti si riverbereranno su tutti quei beni e servizi suscettivi di trasporto su gomma, si capisce che l’ondata inflazionistica a cui saremo ulteriormente sottoposti sarà di dimensioni a dir poco ciclopiche. Intanto l’Italia, oggi, lamenta un’inflazione dichiarata di circa il 3% e un tasso di crescita quasi nullo che ci regala un macabro primato: in Europa siamo gli ultimi. C’è poco da trastullarsi con i risultati elettorali e con primati presunti. La situazione a dir poco farraginosa e assurda al tempo medesimo che si è venuta a creare rappresenta sicuramente un aspro banco di prova per il nuovo governo. Evitare di imbatterci in progetti faraonici e dispendiosi come la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, almeno per qualche anno non può farci altro che bene. Ricordiamo che siffatta roboante e caduca opera non smetterà di abbattersi sul consumatore finale: infatti le Ferrovie dello Stato, per assicurarsi il passaggio della strada ferrata sull’ipotetico ponte dovranno pagare un canone annuale di cento milioni di euro che peseranno ancora una volta sulle tasche dei viaggiatori. Siamo scettici sull’effettiva utilità del progetto, dal momento che l’IMPREGILO, la stessa società che ha fallito nel trattamento dei rifiuti in Campania, i cui managers risultano rinviati a giudizio per lo scandalo rifiuti in Campania, non offre credibilità, né affidabilità. E’ come rivogersi nuovamente ad un maldestro meccanico che non è mai riuscito a ripararci l’auto… Le stesse banche e imprese private che dovrebbero finanziare il mastodontico piano ponte si sono tirate indietro o nutrono profonde remore sulla bontà dell’iniziativa. Sta di fatto che aiuti di Stato per un simile obiettivo non possono e non devono essere elargiti e c’è il pericolo che dietro il ponte sullo stretto si celi una gigantesca opera di riciclaggio di denaro di provenienza illecita (vedi “Le ragioni del no”: Gianni Piazza- prof Donatella Della Porta). Non convincono per la verità le parole del deputato Reina del movimento per l’autonomia per il Sud. Secondo l’onorevole il ponte innescherebbe un processo virtuoso che a parere di esperti resterebbe alquanto improbabile, dal momento che il Pil delle regioni meridionali cresce solo di un decimo (0,389) rispetto a quello ritenuto utile (3,8%): in pratica il ponte sullo stretto non è la panacea dei crucci del meridione d’Italia. Basterebbe terminare seriamente l’autostrada Salerno - Reggio Calabria, rimasta pressochè incompiuta da oltre 40 anni e trasformare le immondizie in carburanti biologici con l’alambicco delle industrie Savelli di Brescia, come hanno già fatto alcune comunità rurali pavesi : sarebbero già ottime mosse strategiche per un governo appena insediatosi. Restiamo in attesa di risposte concrete avulse dai facili trionfalismi.

Nando Silvestri